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Mia figlia esce sudata, sorridente, emozionata. No, non ha fatto un allenamento in palestra, bensì una lezione di inglese!

Imparare le lingue significa aprirsi alla diversità, aprire le possibilità di comunicazione, comprensione e conoscenza. E questa apertura non deve, non può essere noiosa.

I bambini imparano grazie alle loro naturali caratteristiche: un atteggiamento spontaneamente ludico, caratterizzato da libertà, gratuità, piacere, creatività, manipolazione e sperimentazione. La lingua si può imparare meglio se le frasi o le parole sono associate a immagini, odori e sapori , a esperienze sensoriali, a musiche belle e orecchiabili e in generale ad un’esperienza coinvolgente e divertente! Da questo deriva l’efficacia dell’approccio ludico con utilizzo di tante strategie didattico – creative: il gioco qualunque esso sia-libero o guidato o simbolico, la musica, il teatro, il movimento fisico, i laboratori di cucina e artistico – manuali ed infine lo story-telling. (http://www.ingleseungiocodabimbi.it/approccio-ludico/)

L’approccio ludico è sempre più diffuso, ma dietro la bella esperienza di mia figlia c’è una persona e un progetto in particolare. Marcella, un vulcano di entusiasmo e di energia, e L’inglese un gioco da.. bimbi, ormai un marchio consolidato e registrato.

La prima “illuminazione” – svela Marcella – nasce dall’osservazione della realtà: non può esserci acquisizione se non c’è passione. Per colmare certe lacune linguistiche è necessario fare come un passo indietro nella storia dell’’apprendimento dell’individuo, chiudendo i libri e “giocando con l’inglese” rinnovando quindi la motivazione verso quella che più che una materia è uno strumento per comunicare e fare.

Ma dietro il progetto di Marcella c’è molto di più: c’è un RITORNO, un “ribaltamento” della vita consolidata, un cambiamento che ha permesso un nuovo INIZIO:

Tra il 2004 e il 2005 vivo insieme a mio marito l’esperienza del RITORNO, a casa, dagli amici, dalla famiglia, dopo un breve ma intenso periodo lontano da tutto e da tutti.

Quest’esperienza mette in discussione tutto ciò che era ben assestato sul piano personale, oltre che professionale e viene portata all’ennesima potenza dall’arrivo del primo figlio.

Sono anni in cui appunto decido di interrompere la precedente esperienza lavorativa in aziende multinazionali, provando qualcosa che avevo sempre escluso dalla mia vita: l’insegnamento.

Nel 2008 su insistenza di un’amica di Marcella, che aveva intuito la direzione giusta da seguire, nasce il primo laboratorio di inglese per bambini. Secondo Marcella c’è un “filo rosso” che collega il suo RITORNO con questo INIZIO: non sarebbe nato nulla se non avessi messo in discussione tutto, anche con crisi in certi momenti, però mai guardando solo il mio ombelico, ma lasciandomi guidare da chi mi voleva e mi vuole bene. Oggi, a due anni dalla nascita del secondo figlio, non posso fare a meno di ricordare la stessa sensazione di ribaltamento, che non fa altro che mettere in crisi certe cose per metterne in luce altre.

Dal 2010 – continua Marcella – dopo alcune giornate gratuite in libreria a Imola, vengo a contatto con la FISM di Bologna a cui, ancora oggi, sono molto legata e che continua a darmi tanti stimoli personali che si ripercuotono positivamente sul mio stare con i bambini.

Ed ecco le prime scuole dell’infanzia, fuori città, quasi di campagna, dove tutto viene vissuto con un’energia da parte delle maestre, e di conseguenza dei bambini, che contagia anche me.

La voce gira e arriva anche a qualche scuola statale dell’infanzia e primaria, e anche qui mi viene data la possibilità di non dare nulla per scontato, evitando di cadere nei soliti giudizi dati a priori; infatti vengo a contatto con insegnanti, anche un po’ avanti negli anni, con una chiarezza educativa ammirevole, oltre che una capacità autentica di giocare con i bambini.

Infatti, incontrare le persone giuste, con le quali condividere l’impegno e passione, fa parte del successo. Le collaboratrici di Marcella, Charlotte e Giusy, delle presenze luminose, che condividono e sostengono il suo approccio di insegnamento dell’inglese, arricchendolo con ciò che sono come persone oltre che come esperte di lingua inglese. Insieme – conclude Marcella – possiamo dire di avere il privilegio di vivere il nostro lavoro, insegnare l’inglese, divertendoci.

articolo da  Minimalogico