Quest’anno L’inglese un gioco da … bimbi ha visto un aumento della partecipazione ai suoi laboratori da parte dei bambini dell’ultimo ciclo della scuola primaria e primi anni delle medie. Addirittura grazie all’associazione gemellaggi di Castel Bolognese, ho iniziato una splendida esperienza con le classi seconde della suola media di insegnamento della lingua tedesca usando sempre lo stesso approccio ludico e che tiene conto degli aspetti umani e affettivi dei ragazzi .
Tutte queste novità, mi hanno portato a riflettere sulle motivazioni che animano un genitore che decide di far fare questo tipo di esperienza (non semplicemente un corso) al proprio figlio. Il motivo di questa curiosità è doppio: personale, ho sempre bisogno infatti di ricentrare le mie priorità come educatore oltre che come insegnante, di tipo generale sono attirata dal tema educazione, scuola.
Ecco alcune motivazioni: C’è chi pensa che il proprio figlio, non abbia abbastanza sfogo; c ‘è chi segue solo ed esclusivamente quello che piace al proprio figlio e quando questo non é più vero, senza tanti se e ma, segue la volontà del figlio; c’è anche il genitore che pensa che imparare una lingua diversamente da come ha fatto lui, possa aiutare il proprio figlio ad usare questa lingua discretamente evitando l’imbarazzo.
Tuttavia mi capita a volte di sentire identificati e riassunti i miei laboratori, come “si gioca soltanto”, se si fermassero a “si gioca” non avrei nulla da ridire… ma quel SOLO distrugge tutto.
Leggendo vari articoli, emerge che ogni studio o ricerca negli ultimi 20 anni sul metodo ”trasferimento di informazione” tramite lezione frontale ha dimostrato che tale metodo non porti all’apprendimento di ciò che è stato insegnato, o meglio trasferito in questo modo.
Quello che funziona è invece chiamato in vari modi – insegnamento capovolto, aula dinamica, apprendimento interattivo, apprendimento adattivo e comprende varie strategie, come ad esempio fare in modo che si verifichi l’apprendimento prima che la lezione inizi, incorporare la tecnologia per verificare che i concetti chiave siano appresi, integrare tecniche di apprendimento attivo come il problem solving di gruppo, l’apprendimento esperienziale e l’apprendimento basato su progetti pratici per migliorare la comprensione dei concetti chiave. Qualunque sia la strategia scelta, il punto di svolta è quello di coinvolgere i bambini e i ragazzi in qualcosa di diverso da una lezione da ascoltare, con lo scopo di usare il corpo come strumento di apprendimento, la propria sensibilità, avendo sempre un filo rosso, un senso che collega le attività o i progetto esperienziale .
Eric Mazur, il fisico di Harvard che ha definito le lezioni “un modo per trasferire le dispense del docente al quaderno degli studenti senza passare per il cervello di entrambi,” ha aggiunto che “è quasi immorale fare lezione in questo modo se si dispone di questi dati.”